Vanessa
Era da tempo che esprimevo alle persone, che stavano attorno a me, il desiderio di andare in Tibet ed apprendere da un monaco la conoscenza divina, per trovare la pace: Era un periodo brutto per me, il mio cuore era irrequieto non riuscivo a trovare le risposte alle domande, che giorno dopo giorno si insinuavano nella mia testa. Così comincia il mio viaggio……
Dovrei partire per Londra: il lavoro, non me lo permette. Seconda destinazione prescelta , Ferrara; Pamela ha problemi, non può venire Elena non se la sente di guidare fino a Ferrara, così si decide di partire per Mantova. Solitamente, il luogo del soggiorno lo decidiamo insieme; stavolta non è così dico a Elena che mi fido di Lei ! La scelta cade sul B&B Ninnananna o meglio, su Leonardo, che in una delle sue vite precedenti, scopre di essere stato un monaco tibetano. Casualità o richiamo? Elena senza volerlo ha esaudito il mio desiderio! veniamo accolte nei migliori dei modi. La mattina seguente chiedo a Leo di fare la regressione. Mi chiedo spesso se sono vittima di intuizioni, o se vivo in una specie di vidualismo interiore. Sono circa le 9.15 di sera; sentiamo Leo salire le scale. E’ giunta l’ora la nostra stanza è il luogo più adatto: lì abbiamo creato il nostro habitat: è come se quella stanza ci appartenesse. Parliamo un po’ insieme, poi mi fa sdraiare sul letto mi fa chiudere gli occhi, mi dice di respirare profondamente il mio respiro deve diffondersi in tutto il mio corpo. Sento il mio corpo irrigidirsi e appesantirsi sempre di più…
Mi sento come inchiodata al letto non riesco a tenere gli occhi chiusi: una forza me lo impedisce Leo mi chiede di visualizzare una luce del mio colore preferito e di fare in modo che questa luce, dipinga tutto il mio corpo, partendo dai piedi e salendo man mano; tento i immaginare per una frazione di secondo ma sento una voce salire dal profondo dello stomaco che dice: aiutami. Sono certa di non essere io a fare questa richiesta. Non riesco a vedermi dipingere il mio corpo, riesco solo a vedere il mio corpo nudo avvolto in un lenzuolo di seta blu sollevato dal vento. Per pochi secondi, vedo una luce blu proiettarsi dall’alto sulla mia fronte. Poi, Leo mi chiede cosa sono; non ho un’idea ben precisa, mi sento vento. Mi sento qualcosa che non può essere fermato. Leo mi chiede di fermarmi di trovare un’ubicazione.. Comincio a vedere un prato, degli alberi, un casale in pietra.
Mi vedo al di fuori del casale, ci sono una scala ed un portone ad arco. Io so che è un portone, ma non possiede porte. Lascio perdere la scala e decido di passare sotto il portone. Davanti a me si apre un cortile, al centro c’è una fontana a cascata; sulle pareti della casa cresce una pianta rampicante simile all’erica. Al piano inferiore del casale i sono tantissimi covoni di paglia; il piano superiore non ha il tetto, e si può raggiungere, dall’esterno tramite una scala a pioli. Decido di salire; la mia volontà è quella di andare a toccare il cielo con un dito. Ci riesco, mi sembra di sentirmi più forte. Leo mi chiede chi sono e come sono vestita. Sono un ragazzo tra i 16 e i 17 anni ho i capelli biondi e gli occhi azzurri; sono vestito con pantaloni color corda e una maglietta azzurra, sono in Normandia nei primi anni del ‘900. Il sole sta per tramontare, mi ritrovo seduto per terra ho dei sassi davanti a me non so come disporli; li metto ad ESSE, come per disegnare un serpente. Decido di prenderne uno; lo faccio saltare un po’ nella mia mano. Lo lancio. Non arriva dove voglio io. Stessa cosa con il secondo Leo mi suggerisce di prenderne un terzo; stavolta sono scocciato decido di prendere la rincorsa e di imprimere più forza al lancio. Ci sono riuscito, ho raggiunto il mio obiettivo. Improvvisamente mi ritrovo a correre tra le lenzuola stese, per poco riesco ad evitare di andare a sbattere la faccia contro il muro….. . Decido di entrare in casa: davanti a me c’è un tavolo con in cima qualcosa di non definito alla mia destra c’è un caminetto spento sulla sinistra c’è una finestrella quadrata senza tende dalla quale intravedo un viale alberato. In lontananza sento un cane che abbaia. Vedo un uomo percorrere il viale in bicicletta. È piuttosto anziano e quasi del tutto calvo. Indossa una giacca grigia. Sento che quest’uomo ha qualche legame con me, ma non si volta mai a guardare nella mia direzione.
Il mio cuore si sente infinitamente solo. Diventa buio, decido di salire le scale e di andare in camera mia. L’oggetto indefinito che vedevo sul tavolo è una candela. Ora è accesa e la porto con me. Entro nella mia stanza: c’è un covone di paglia e una finestra, nient’altro. So che il covone di paglia è il mio letto; mi ci inginocchio sopra, apro le imposte. Il cielo è stellato. Tra tante stelle ce n’è una che brilla più delle altre. Mi rendo conto che ogni sera compio la stessa azione. Desidero raggiungere la mia stella. La mia regressione è finita…
Grazie Leo, ho capito che non tutto può accadere attraverso semplici coincidenze.