Om tat sat sat nam
“Ora ti addormenterai ma sarai capace di parlarmi e raccontarmi tutto quello che vedi. So che sei molto tesa, ma non ti preoccupare. Ora ti addormenterai, non avrai più paura perché la paura non ti appartiene”…
Il mio conscio resiste, il cuore batte forte, così forte che quasi quasi salterà fuori. Non sarà facile di entrare nel trance con l’antidepressivo, sento la testa bloccata, la fronte, il terzo occhio è bloccato, non vibra abbastanza. La medicina mi blocca un po’ tutto. Mi fido di Leonardo e non è lui di che ho paura. Lui sicuramente si ricorde chi sono, ma io no, non ancora, non oggi.
Il ricordo di Leonardo come era prima e chi era per me torna il giorno dopo. Dovevo passare tutta le regressione fino alla fine per poter ricordare il suo impronto particolare. Nel sonno ricorderò l’odore dell’olio aromatico, il tocco e il mosaico si riunirà. Quando mi sveglio sentirò ancora la sensazione di un freddo leggero che esce dal terzo occhio.
Leonardo mi induce piano piano di abbandonarmi, di lasciare scorrere libera la energia (non avrei dovuto pranzare prima). Ecco. La voce mi guida e chiede cosa sento, chi sono.
Sento che la mia energia riempe tutta la stanza, sono energia, un vento, sono dappertutto e da nessuna parte. Sono coscienza.
Salto su un piano dove c’è erba e un’albero e sono un movimento. Leonardo mi chiede di descrivere in russo chi sono.
Я сознание. Я сознание. (Sono una coscienza) Я ветер. (Sono un vento). Le parole qui non servono, è una sensazione.
Ora vai indietro nel tempo. In questo stato puoi ricordarti tutto, non c’è tempo, non c’è spazio. Ricordati da bambina alla scuola. Ascolta, osserva, chi vedi alla tua destra?
Non rispondo. Sto osservando le faccie che arrivano come i manoscritti di etere dall’infinito e si aprono davanti a me, leggeri, come un vento, una fantasia. Vedo Inna, Yulia, Anna, Maria, Gosha, Ivan, la mia classe. Gosha mi picchia con il suo asciugamano. Ma mi fa solo sorridere questo ricordo, non provo più nessuna rabbia per lui. Vedo chiaro la faccia di Yulia, non mi è mai piaciuta e so che io non piacevo a lei, ma ora la sua faccia mi sorride ed o rispondo.
Inna… vasoio per terra in mezzo alla cantina della scuola, in mezzo di agitazione di pausa pranzo. Tu mi guardi negli occhi, io guardo te e in pensiero ti trasmetto: “Mettilo per terra!” Le tue gambe si piegano, anche le mie…e …il vasoio è per terra. Non capiamo che cosa è questa forza che ci fa ripetere sempre la stessa cosa davanti tutta la scuola ogni volta che ci tocca di portare i bicchieri. Basta guardarci negli occhi e funziona. Siamo solo due bambine, non capiamo nulla e ci divertiamo. Non lo descrivo a Leonardo, lo voglio riguardare da sola. La mia infanzia felice. E lui mi lascia guardare.
Vai indietro nel tempo. Ricordati quando eri nel grembo di tua madre.
Non me lo ricordo. Solo un colore marrone scuro che vedo davanti a me ma niente di particolare. Forse non è così importante? Mia mamma mi ha sempre amato. Non c’è nessun dubbio.
Vai indientro nel tempo, ora puoi ricordarti tutto. Vedi quello che è importante, un episodio della tua vita.
Inizio a piangere.
“Cosa vedi?”
Vedo le mie gambe, anzi, quello che è rimasto, le ossa. Un corpo così magro, che mi fa spaventare. Sono quasi trasparente, piedi nudi. Questi piedi grossi, orribilmente brutti! Non sono sicura che vedo un corpo vivo….
Come sono magra, una fantasma. I miei capelli bianchi lunghi sono un po’ spezzati, non mi pettino da un sacco di tempo. Le lacrime scorrono, sono una bruttissima vecchietta, gli occhi si sono schiariti, uno sguardo vuoto. Mi appoggio sull’arco di ingresso della mia casa. Come fredda è la pietra. Il mio cuore è morto da tempo, pieno di dolore. Vorrei solo morire, ma la morte non arriva a liberarmi. Forse sono già morta da tempo ma non me ne rendo conto.
“Che anno è?”
Le lettere arrivano dallo spazio scritte così 1 6 4 7.
“Che paese è?”
Non lo so. Sembra Europa.
….Lui non è mai venuto a prendermi, ma io sto lì ad aspettarlo… In cortile davanti all’ingresso.
Oramai sono invecchiata, ma continuo ad aspettarlo. Non ci sono le parole per esprimere la mia delusione, scorrono solo le lacrime. Leonardo mi induce di osservare staccata.
“Rimane sempre in questa vita e vedi un altro episodio della stessa. Cosa vedi?”
Campi di mais…o forse …grano…Sono campi gialli. Sono giovane. Sto davanti a uno specchio, il mio corpo è generoso (ho utilizzato la parola cicciona per descriverlo), ho tanti capelli e sono lunghi. Sto cercando di metterli in ordine ma non so come si fa. Sono vestita in una specie di maglietta nera con collana bianca…qui l’italiano mi fa un gioco, non è una collana, è un colletto. Ma a Leonardo dico che è una collana bianca. La gonna è rossa. Sono piena di vita. Mi sorrido nello specchio. Sono una donna un po’ timida. Nella mia mente vedo un ragazzo biondo con gli occhi azzurri che attraversa i campi, sta andando da me. Lui è la mia speranza. Un giorno verrà qui, mi sposerà e mi porterà via. Quanta speranza c’è nei miei occhi.
“E qualcuno che conosci in questa vita?”
Si.
“Di che nazionalità è oggi?”
Russo.
“Come si chiama?”
Non rispondo, ma lo so come si chiama.
“Come fai a sapere che è la stessa persona che vedi?”
Da come mi sento, le sensazioni. Solo che in questa vita lui è molto più alto.
Mi vedo in cortile da sola, do da mangiare alle oche. La mia anima canta, sono molto giovane e piena di speranza per il futuro.
….Lui sapeva che lo amavo, anche lui sembrava di amarmi. Un’illusione mia, un gioco da parte sua. Sono troppo povera per lui. E’ povero anche lui ma non si accontenta. Ogni tanto attraversa i campi per trovarmi, viene da lontano ed io lo aspetto sempre…
“Cosa mangiate in questa casa?”
Non mi ricordo. Il tavolo è sempre apparecchiato, ma i piatti sono vuoti. Una povertà spaventosa.
“Dove sono tutti? C’è qualcuno in questa casa con te?”
Mi sembra di si.
“Vai a cercarli”.
Giro, giro, ma non trovo nessuno. Vedo alcune camere, un letto. Sento solo la presenza di qualche anima che mi sorveglia. Sarà Leonardo che guarda insieme a me?
Vado indietro nel tempo. Mi vedo in un cortile, stessa vita, ho 5 anni. Sono una bambina completamente nuda. Sto per lavarmi. C’è una persona che mi aiuterà a farlo, ma l’immagine è sfuocata, ho una sensazione che c’è presente un’altra persona.
Vado ancora indietro nel tempo. Sono neonata in una culla scura di legno. La culla dondola.
“Chi è che spinge la culla?”
Non lo so.
“Se la culla si dondola, ci dovrebbe essere qualcuno che la fa partire, chi la spinge?”
Si.
“Chi è che spinge la culla?”, la domanda si ripete.
Vedo un uomo vestito da contadino ma la sua faccia è una macchia sfuocata.
“Lo conosci questo uomo?”
E’ mio padre. Sono un po’ sollevata, a dire la verità.
“Lo conosci nella tua vita presente?”
Si. E sempre mio padre!! Per un momento vedo una cosa strana, dalla macchia sfuocata arriva una “fotografia”, “ologramma” del mio padre in questa vita, ma da giovane.
“Dov’è la tua madre?”
Mi fa ferire questa domanda, perché so che non c’è mia mamma. La mamma non c’è mai stata accanto a me da quando sono nata. Mi ha solo dato la vita, non mi ha mai allattato, mai accarezzata. So che mia mamma è morta. Anche mio papà è spaventato dalla sua morte. Lui non sa cosa fare con me. In fatti, spinge la mia culla una volta e poi si allontana, sconvolto.
Percepisco il suo stato d’animo. Lui è chiuso in se. Ama ancora mia madre, ma non so se ama me. Si e no. Questa specie di amore “contadina” che non si esprime perché un uomo non può essere debole, non può mostrare sentimenti.
Gli anni sono passati, la mia vita chiusa in questa casa. Vita senza affetto. Da tempo che stavo dimagrendo, dal mio corpo giovane, grosso non è rimasto quasi nulla. Come mi sono ridotta! Vita in silenzio di una campagna, mio padre oramai da tempo è scomparso. Sono piena di dolore e solitudine e unica cosa che ho è il mio amore per il ragazzo e i ricordi del passato. Non mi vesto più come prima, mi copro appena appena con una lenzuola che fisso sulle mani. Sembro di essere malata di mente, aspetto sempre quel ragazzo davanti all’ingresso…
Non è facile di accettare questa vita. Ma prima o poi mi perdonerò.
India. Probably Dhariwal.
My hair is annointed with oil. My skin is oily. I am dressed in all white and have a white turban on my head. I am in a deep meditation. My heart and mind are connected. There’s nothing in my head but a bright light. I can only see the bright light that shines through my head. I literally see a light line that connects the heart to the explosion of light in my head. The divine runs through me. I am love.
Ti prego di non interrompere, non chiedermi nulla mentre sto così, ma tu insisti: “Come ti chiami?”
Non me lo ricordo. (Lo sai come so io che non ha importanza)
“Dove sei?”
In India.
“Che mantra stai cantando?”
Non me lo ricordo. Anzi, sono in silenzio profondo, non mi sembra di cantare, sento una vibrazione leggera…NAM…NAM.
“Su che cosa stai meditando?”
Sulla felicità, su di Se.
Mi inviti a cantare con te… Finalmente sento che la vibrazione è entrata nella testa e mi ha avvolto.
I am a 16 year old boy. Slender body, dark skin, raven untamed hair. I very much like my nose. My brown bathrobe is very simple with uneven ends. It’s just a piece of fabric. I am barefeet. Wet grass. Mother Earth’s energy enters through my soles. I left my parents and I belong to myself. I know why I was born. This life will give me strength to move on.
I am all vibration. I see clearly my Indian face with a beard, I smile at myself. I see my white teeth, I am so happy. I have no age. My physical body is strong and slender and my soul is awake. OM TAT SAT. SAT NAM.