La strega, il cerchio e l’amore tradito
Agosto 2006. Era il quindici agosto, quando Luca e io, partiti da Lecce, dopo una notte di viaggio in auto, siamo arrivati a Buscoldo, un paesino della provincia di Mantova. Qui ho fatto uno degli incontri più entusiasmanti della mia vita: un esperto di ipnosi regressiva che teneva, sul tema, degli incontri, nel suo Bed & Breakfast. L’esperto, Leonardo Manuini, era il proprietario del Bed & Breakfast con cui Luca ed io abbiamo subito legato. Da sempre appassionata di discipline filosofiche ed esoteriche, mi sono subito offerta per un’esperienza di ipnosi regressiva. Così, una sera, tornati al nostro alloggio, abbiamo organizzato la regressione.
Ero seduta sul letto e ricordo che, nell’ultima fase di coscienza lucida, vedevo gli occhi di Leonardo fissi nei miei. Non so dir bene se fossero i suoi occhi che vedevo girare vorticosamente o se fosse una sensazione che provavo io, dal momento che ascoltavo la sua voce che mi chiedeva di rilassarmi ed io, essendo un soggetto facilmente ipnotizzabile, stavo già entrando in uno stadio alterato di coscienza. Ad un certo momento avvertivo un’altra sensazione: era come se dietro la mia schiena vi fosse applicata una cordicella che mi tirava all’indietro, fino a quando il mio corpo, da seduto che era in origine, si distese completamente sul letto.
Ero in uno stato di rilassamento completo, le mie membra erano leggerissime; la sensazione che provavo era la stessa che si prova un momento prima di addormentarsi.La dimensione, però, non era identificabile con quella del sonno profondo in cui si è totalmente assorti in una fase di incoscienza.Io, infatti, non ero incosciente, poiché la mia coscienza c’era ancora, ma, potrei dire, viaggiava alla velocità della luce, come se fosse diretta verso luoghi lontanissimi.Lontani, infatti, erano i ricordi che stavo per esplorare, quelli di una delle mie vite passate e che, da quel momento in poi, mi avrebbero permesso di guardare alla mia vita attuale in maniera completamente diversa. L’unico legame che restava tra me e la realtà circostante era la voce di Leonardo che mi chiedeva dove mi trovassi: ne avevo fatta tanta di strada.La mia macchina del tempo mi aveva trasportata nel XV secolo, in un bosco della Francia, località di cui non ricordo più il nome, ma la data, quella data, la ricordo ancora oggi: era il 1453. Quei quattro numeri apparvero nella mia mente a caratteri enormi, appena Leonardo mi domandò in che anno mi trovassi.
Il posto in cui ero aveva un’atmosfera magica: il sole era tramontato e lasciava il suo posto alla fioca luce della luna; vi erano degli alberi altissimi che circondavano una casa di legno, quasi a volerla difendere dal resto del villaggio. Di fronte alla casetta, piccole luci formavano sul terreno un cerchio, per la precisione un cerchio magico, ed una leggiadra ragazza, con dei lunghi e biondi capelli, vestita di bianco, danzava all’interno del cerchio cantando e recitando delle frasi in qualche lingua antica.La giovane donna aveva 23 anni, piangeva, le sue lacrime amare e disperate facevano presagire un terribile evento.
Il mio cuore soffriva insieme a lei il suo dolore era il mio, poiché quella fanciulla ero proprio io. Appena realizzata questa identità, nella mia mente sono apparsi nuovi ricordi, quelli più importanti e che mi avrebbero svelato le ragioni di tanto dolore.Ero stata condannata a morte, ero una strega e quella danza all’interno del cerchio non era altro che il mio ultimo saluto al regno della magia.Quella condanna non era dolorosa in se stessa, ma era tanto più crudele, poiché aveva il sapore amaro di un tradimento morale e d’amore.Con il giudice che mi aveva condannata avevo, da tempo, una relazione segreta: veniva di tanto in tanto nel mio rifugio e mi aveva promesso che, in virtù del suo amore, nessuno mai avrebbe potuto farmi del male.Ma dopo qualche tempo, qualcuno doveva averlo seguito, scoprendo gli incontri segreti.Così il mio giudice fu messo nelle condizioni di sentenziare ad un processo in cui l’imputata era una fanciulla di 23 anni, accusata di stregoneria.
Si trattava di una trappola, poiché egli, per salvare l’onore, la carriera e la sua vita, doveva necessariamente decidere la mia condanna al rogo.Era questo il tradimento che mi procurava tanto dolore e che riempiva di lacrime i miei occhi: proprio quell’uomo che mi prometteva protezione e amore, ora mi condannava alla fine più atroce.Tutta la notte danzai e pregai di svegliarmi da quello che mi sembrava il più terribile degli incubi ma il sole stava per sorgere e la paura insieme col dolore venivano sostituiti da un nuovo pensiero ancora più tragico: dovevo salvare almeno la mia dignità, non potevo permettere a qualcuno di mettere fine alla mia giovane vita solo per i suoi subdoli scopi. Spensi le luci del cerchio e mi avviai su una rupe che affacciava sul mare.
Il mio unico pensiero era quello di conservare la purezza del mio amore: mi gettai facendo dell’oceano la mia tomba.Con dolci parole, Leonardo, anch’egli commosso dalla drammatica storia, mi svegliò lentamente dalla trance ipnotica e, dopo che mi fui calmata dalla terribile scoperta che avevo fatto, mi rasserenò parlandomi e dicendomi che, da quel momento in poi, avrei potuto riscattarmi in questa vita solo in un modo: vivendo.