Il drago tatuato
Rilassati, concentrati sul respiro.
La voce di Leonardo come guida, lo scetticismo radicato dalla società materialista come compagno, sdraiato sul lettino avvolto da suoni ed essenze, la prima sensazione piacevolmente inaspettata è l’olio caldo sulla pelle.
Espiro i veleni, inspiro luoghi che pulsano nei ricordi e sguardi e sorrisi di persone amata, antiche come chi m’ha messo al mondo e nuove come chi ha scoperto e mi ha portato in questo angolo d’oriente, provincia di Mantova.
Osserva i tuoi pensieri scorrere, distaccato, come spettatore.
E vedo il viso e l’espressione d’un amico che guarda compiacente: lui forse già conosce; ora è il mio giro, tocca a me dare una sbirciata al di là del confine sottile dove viaggiano i sentieri che allontanano dal corpo. Le mani scorrono fluide destreggiandosi fra muscoli nervi e tendini, come un vecchio cammina a memoria i sentieri dove è nato e cresciuto, ma non per questo rinuncia alla curiosità di nuove vie.
HHhhhcccrrrr…
Avete sentito mai un felino che soffia? E il suono del caffè mentre sale nella caffettiera lo conoscete; il primo ritorno avviene con un suono simile.
Ti stavi sollevando. Te ne stavi andando,allontanandoti troppo. Ti ho detto:”OH, dove vai?!” Ti ho richiamato qui.
L’attimo di quel semirisveglio appartiene all’orizzonte lontano della conoscenza: sono in piedi di fronte a Leonardo e lo guardo emettere quel suono primordiale; e mai mi sono alzato dal lettino.
Il ricordo successivo è nitido, segna la fine dell’esperienza ed è legato ad un oggetto, forse viola (un’essenza? Un incenso?) che danza sopra la testa, come i
ninnoli pendenti sulla culla del bimbo; e a tre suoni consecutivi, quelli del martelletto che batte sul gong dando vita a vibrazioni come il sasso i cerchi in un lago; e mi riportano infine qui.
Però… ti sei fatto un bel viaggio, vero?!
Eh già Leonardo: bello e inatteso. Sono passati parecchi giorni e ancora non so dire se quel gong, testimone del mio passo sul confine, abbia parlato in me o sia arrivato fisicamente dall’esterno: una musica di sottofondo forse, o lo strumento stesso battuto dalla mano di Leonardo. Non lo so e poco importa; non sono incline a facili esaltazioni: quest’esperienza mi ha regalato pochissime risposte, qualche domanda e una manciata di pensieri: esistono luoghi in cui tempo e spazio hanno altre forme, differenti dal qui ed ora.
Terre di frontiera che mani sapienti invitano ad esplorare e da cui voce ancestrale
mi ha richiamato.
Non scrivo per romanzare i fatti o raccontar favole: quello che voglio è un racconto, per quanto possibile, senza autosuggestioni né pregiudizi; in ultima analisi la mia conclusione è: se per due volte sono TORNATO, per altrettante sono STATO…